I disturbi del linguaggio rappresentano una delle condizioni più frequenti durante l’età evolutiva, colpendo circa il 5-7% della popolazione infantile. Si manifestano come difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio, senza che vi siano problemi cognitivi, sensoriali, motori o affettivi a giustificarli. Questi disturbi possono compromettere significativamente la capacità comunicativa del bambino, influenzando il suo sviluppo sociale e, successivamente, il rendimento scolastico. Riconoscere precocemente i segnali di un possibile disturbo del linguaggio è fondamentale per intervenire tempestivamente e limitarne l’impatto sulla vita del piccolo.
In questo articolo esploreremo quali sono i principali disturbi del linguaggio, come si manifestano, chi è preposto alla loro diagnosi e quali sono le strategie di intervento più efficaci per supportare il bambino nel suo percorso di sviluppo comunicativo.
Caratteristiche e manifestazioni dei disturbi del linguaggio
I disturbi del linguaggio si manifestano in modi diversi a seconda dell’area linguistica coinvolta e della gravità del disturbo. Possiamo classificare questi disturbi in base alle componenti del linguaggio che risultano compromesse:
- Disturbo fonologico: difficoltà nella produzione dei suoni del linguaggio, con errori di pronuncia persistenti (come sostituzioni, omissioni o distorsioni di fonemi).
- Disturbo lessicale: vocabolario ridotto rispetto ai coetanei, difficoltà nel recuperare le parole appropriate durante la conversazione.
- Disturbo morfo-sintattico: problemi nella costruzione delle frasi, con errori grammaticali persistenti come l’omissione di articoli, preposizioni o la scorretta coniugazione dei verbi.
- Disturbo pragmatico: difficoltà nell’uso sociale del linguaggio, come mantenere l’argomento di conversazione, rispettare i turni di parola o adattare il linguaggio al contesto.
Come si chiama la malattia del linguaggio? Non esiste un’unica “malattia del linguaggio”, ma piuttosto un insieme di disturbi che nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) vengono classificati come “Disturbi della Comunicazione“, che includono il Disturbo del Linguaggio, il Disturbo Fonetico-Fonologico, il Disturbo della Fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie) e il Disturbo della Comunicazione Sociale.
La manifestazione più evidente è il ritardo nell’acquisizione delle tappe linguistiche rispetto ai coetanei, con una produzione verbale limitata o assente e difficoltà nella comprensione di consegne verbali.
Fasi di sviluppo linguistico e segnali d’allarme
Per identificare precocemente i disturbi del linguaggio è fondamentale conoscere le tappe dello sviluppo linguistico tipico. Ogni bambino ha il proprio ritmo di sviluppo, ma esistono delle milestone che rappresentano punti di riferimento importanti:
- Intorno ai 12 mesi, il bambino dovrebbe pronunciare le prime parole riconoscibili.
- Verso i 18-24 mesi, il vocabolario si espande rapidamente fino a raggiungere circa 50-100 parole e compaiono le prime combinazioni di due parole.
- Tra i 2 e 3 anni si assiste a una vera “esplosione del linguaggio”: il bambino inizia a formare frasi semplici ma complete e il suo vocabolario si arricchisce notevolmente.
- Dai 3 ai 5 anni, le frasi diventano più articolate e complesse, con l’uso corretto della maggior parte delle strutture grammaticali.
I segnali d’allarme che potrebbero indicare la presenza di un disturbo del linguaggio includono:
- assenza di lallazione entro i 10 mesi;
- mancata comparsa delle prime parole entro i 18 mesi;
- vocabolario inferiore a 50 parole a 24 mesi;
- assenza di combinazioni di due parole a 30 mesi;
- linguaggio poco comprensibile anche ai familiari dopo i 3 anni;
- difficoltà persistenti nella costruzione delle frasi dopo i 3 anni;
- problemi di comprensione delle consegne verbali.
L’età di tre anni rappresenta uno spartiacque significativo: se entro questa età non si osserva un adeguato sviluppo linguistico, è consigliabile consultare uno specialista. I disturbi che persistono dopo questa età raramente si risolvono spontaneamente senza un intervento mirato.
Chi cura il disturbo del linguaggio: il team multidisciplinare
La presa in carico dei disturbi del linguaggio richiede un approccio multidisciplinare, con professionisti che collaborano per garantire una valutazione completa e un intervento personalizzato. Il team che si occupa di questi disturbi è generalmente composto da:
- Neuropsichiatra infantile: è il medico specialista che coordina il percorso diagnostico e terapeutico, escludendo la presenza di altre patologie neurologiche o psichiatriche e formulando la diagnosi.
- Logopedista: è la figura centrale nel trattamento dei disturbi del linguaggio. Questo professionista valuta le abilità comunicative e linguistiche del bambino e imposta il programma riabilitativo più adatto, lavorando direttamente con il piccolo per migliorare le sue competenze linguistiche.
- Psicologo: valuta lo sviluppo cognitivo generale e gli aspetti emotivo-comportamentali, supportando anche la famiglia nell’affrontare le difficoltà del bambino.
- Tecnico ABA: interviene nel trattamento dei disturbi del linguaggio, soprattutto nei bambini con autismo, utilizzando l’Analisi Comportamentale Applicata per migliorare le competenze comunicative. Collabora con altri professionisti per sviluppare strategie mirate a favorire l’interazione verbale e non verbale.
Altri professionisti possono essere coinvolti in base alle specifiche necessità: l’audiometrista e l’otorinolaringoiatra per escludere problemi uditivi; il fisiatra e il fisioterapista se sono presenti anche difficoltà motorie; l’oculista per verificare la funzionalità visiva.
Il coinvolgimento attivo dei genitori è fondamentale nel percorso terapeutico. Attraverso programmi di Parent Coaching, i genitori vengono formati per utilizzare strategie comunicative efficaci nella quotidianità, diventando così parte integrante del processo riabilitativo. Questo approccio si è dimostrato particolarmente efficace, soprattutto nei bambini più piccoli, poiché permette di estendere l’intervento agli ambienti di vita naturali del bambino.
Percorsi diagnostici e strumenti di valutazione
Il percorso diagnostico per i disturbi del linguaggio segue diverse fasi, ciascuna fondamentale per un inquadramento completo e accurato. Inizialmente, viene effettuato un colloquio anamnestico con i genitori per raccogliere informazioni sullo sviluppo generale del bambino, sulla storia familiare e sulle preoccupazioni specifiche relative alla comunicazione.
Successivamente, si procede con l’osservazione clinica del bambino in situazioni di gioco libero e strutturato, per valutare le sue capacità comunicative spontanee, l’interazione sociale e il comportamento generale. Questa fase permette di osservare il bambino in un contesto naturale, riducendo l’ansia che potrebbe interferire con la valutazione formale.
La valutazione specifica delle abilità linguistiche viene condotta attraverso test standardizzati che esaminano diverse componenti:
- La comprensione verbale viene valutata attraverso test che richiedono al bambino di indicare immagini corrispondenti a parole o frasi pronunciate dall’esaminatore.
- La produzione lessicale viene misurata con test di denominazione di immagini o oggetti.
- Le competenze morfosintattiche vengono esaminate attraverso la ripetizione di frasi o la descrizione di scene.
- La fonologia viene valutata registrando e analizzando campioni di linguaggio spontaneo o attraverso prove di ripetizione di parole.
In alcuni casi, possono essere necessari esami strumentali come l’audiometria per escludere deficit uditivi, o esami neurologici come l’elettroencefalogramma o la risonanza magnetica per escludere patologie organiche alla base del disturbo.
I risultati di queste valutazioni permettono di delineare un profilo completo delle abilità linguistiche del bambino, identificare le aree di forza e debolezza, e pianificare un intervento riabilitativo personalizzato e mirato.
Strategie di intervento e supporto per il bambino
L’intervento sui disturbi del linguaggio deve essere precoce, intensivo e personalizzato in base alle specifiche difficoltà del bambino. La terapia logopedica rappresenta il trattamento d’elezione e può essere svolta in modalità individuale o in piccoli gruppi, a seconda delle necessità.
Le sedute logopediche utilizzano approcci ludici e motivanti, adeguati all’età del bambino, per stimolare le diverse componenti del linguaggio. Per i disturbi fonologici, si lavora sulla corretta produzione dei suoni attraverso esercizi articolatori specifici. Nei disturbi lessicali, l’obiettivo è arricchire il vocabolario attraverso attività tematiche e categoriali. Per i disturbi morfosintattici, si utilizzano tecniche di modellamento e rimodellamento delle frasi.
Accanto all’intervento diretto sul bambino, assumono sempre maggiore importanza gli interventi indiretti che coinvolgono attivamente i genitori e gli altri adulti significativi. I programmi di Parent Coaching forniscono ai genitori strategie pratiche da utilizzare nella vita quotidiana, come parlare lentamente e chiaramente, utilizzare frasi semplici ma complete, commentare le attività del bambino, leggere storie ad alta voce, cantare canzoni e filastrocche. È fondamentale creare un ambiente comunicativo ricco e stimolante, dove il bambino si senta accolto e non giudicato per le sue difficoltà.
Nei casi di bambini in età scolare, è importante la collaborazione con gli insegnanti per implementare strategie didattiche adeguate, come concedere tempi più lunghi per l’elaborazione verbale, utilizzare supporti visivi, semplificare le consegne verbali, e valorizzare le modalità comunicative alternative.
L’uso di tecnologie assistive, come app specifiche per la stimolazione linguistica o sistemi di comunicazione aumentativa alternativa (CAA), può rappresentare un valido supporto, soprattutto nei casi più complessi, facilitando l’espressione e la comprensione.
Professionisti del linguaggio: un supporto essenziale per lo sviluppo della tua carriera
I disturbi del linguaggio rappresentano una sfida significativa per molti bambini e le loro famiglie, ma con un intervento tempestivo e mirato è possibile ottenere miglioramenti sostanziali. La collaborazione tra professionisti specializzati, famiglia e scuola crea una rete di supporto fondamentale per il bambino, permettendogli di sviluppare al meglio le proprie potenzialità comunicative.
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